mercoledì 25 aprile 2012

Il Miglior Discorso Che Potrai Mai Sentire

L'illuminante intero discorso di Gary Yourofsky sui diritti animali e sul veganismo tenuto ad Atlanta presso il Georgia Institute of Technology nell'estate del 2010. Ascoltate con mente aperta questo divulgatore straordinario che farà saltare via tanti miti, fornendo alla vostra mente dati e fatti interessanti, che possono aiutarvi a fare scelte etiche per l'anima ed un cuore sano. Il suo stile carismatico e diretto è unico nel suo genere - un must per chiunque abbia a cuore gli animali non umani e desideri rendere il mondo un posto migliore. Adaptt

giovedì 5 aprile 2012

mercoledì 4 aprile 2012

Stop alla vivisezione

Io passo a veg!

AgireOra. Campagna passo a veg

Investigazione nei macelli...conosci la verità!

Agire ora!

I rapporti con gli altri

Liberamente tratto dai libri "Diventa vegan in 10 mosse", edizioni Sonda 2005, e "Vegan si nasce o si diventa?", edizioni Sonda 2011, per gentile concessione dell'editore. Per molti, la vera difficoltà della scelta veg non è il cibo: mangiare vegan è facile e sappiamo che dai vegetali si può ricavare tutto il necessario. La vera difficoltà, che si supera solo dopo vari anni, ma forse mai del tutto, è quella di dover difendere la nostra scelta, doversi "giustificare", dover spiegare, sentirsi ripetere, decine, centinaia di volte, le stesse domande, fino alla nausea. A un certo punto, ci si abitua. Sia perché chi ci sta vicino (la famiglia, gli amici, i colleghi) dopo un po' desiste dal volerci convincere che siamo dei pazzi, dei visionari, che ci stiamo uccidendo con le nostre mani (specie quando vedono che, tutto sommato, siamo ancora vivi e stiamo pure meglio di loro), sia perché impariamo un po' di trucchi per difenderci. Vediamo quali. I parenti I parenti, specie quelli della cerchia familiare più ristretta (genitori, sorelle e fratelli, zii che vivono vicini e con cui ci si vede spesso) sono solitamente i più problematici, tra le persone della nostra cerchia con cui trattare. Le ragioni sono molteplici: prima di tutto, sono le persone che vediamo più di frequente, ogni giorno o più volte a settimana, e con loro spesso condividiamo i pasti (se viviamo ancora assieme, mentre se abitiamo per conto nostro è già molto più leggero, il fardello). Secondo, sono coloro che, a torto o a ragione, pensano di aver più voce in capitolo sulla nostra vita, e quindi ecco che arrivano le prediche e raccomandazioni, che, a onor del vero, non sempre sono fatte solo per rompere le scatole, ma spesso anche per genuina preoccupazione. Terzo, se si tratta di "mamma e papà" avranno qualcosa da dire anche sul fatto che se si vive in famiglia, bisogna fare come dicono loro, non possiamo far perdere tempo a organizzare ogni volta un menu a parte, ecc. In quest'ultimo caso, la soluzione è semplice: farsi da mangiare da soli, quando serve. Anche se non si ha esperienza di cucina, conviene farlo, anzi, il cambiamento di alimentazione è proprio la spinta giusta per iniziare a cucinare. La cosa migliore è, dopo qualche esperimento per imparare a cucinare qualche piatto davvero buono, cucinare qualcosa per tutti, magari nei fine settimana (se in settimana non si riesce per motivi di studio o lavoro). Vedrete che la famiglia apprezzerà, sia l'impegno che il buon cibo che offrite! Dalla famiglia più allargata (zii, cugini) di solito si hanno meno osservazioni, sicuramente vi capiteranno domande del tipo "ma questo puoi mangiarlo?" per sapere cosa possono offrirvi quando vi invitano a pranzo. In alcuni casi ci sono invece maggiori difficoltà, ma questo dipende sostanzialmente dal carattere delle persone che vi stanno attorno, ma anche dal modo in cui voi reagite. Il problema è che alcune persone, di fronte a una cosa nuova, di fronte ad argomenti che non conoscono, anziché cercare in buona fede di saperne di più, devono subito dare giudizi basati sull'ignoranza. Spesso questo succede per un qualche senso di colpa che sentono dentro, anche se non lo ammetterebbero mai. Il consiglio à di non metterti a discutere con tutti, specie con la famiglia, non serve e fa solo peggio. Se chiedono il "perché?" della scelta vegan, ma si capisce che non è per saperne davvero di più ma solo per esprimere giudizi e fare prediche non richieste, basta dir loro semplicemente che è una scelta cui si è arrivati informandosi su tante cose, e che non si può spiegare in due parole, e che se davvero sono interessati allora gliela spiegheremo con calma in un altro momento. Il trucco consiste nel rimandare sempre, nel frattempo loro si abituano, e non romperanno più le scatole :-) Un altro modo utile è tenersi a portata di mano alcune copie di materiali informativi cartacei sulla scelta vegan. Li si può dare a chi ci stressa con le solite domande dicendo: "Ecco, qui ci sono un po' di spiegazioni, se ti interessano, ne parliamo poi a voce in un altro momento, ma solo se vedi che la cosa ti interessa davvero, altrimenti quel che è scritto lì è sufficiente.". In questo modo si evita di farsi il sangue amaro per nulla, ed inoltre le persone si sentono meno sotto accusa se semplicemente leggono una cosa, piuttosto che sostenere una conversazione. In special modo con la famiglia, è importante evitare di reagire in modo arrabbiato, ma occorre invece "essere superiori" a loro, nel senso di stare tranquilli e distaccati di fronte alle loro affermazioni senza senso, o alle domande sempre uguali. Anche quando si è in una situazione di parenti davvero pesanti e poco educati, dalle tante esperienze che negli anni sono state raccolte da molte persone, risulta che la situazione si risolve nel giro di pochi mesi, e spessissimo tutta la famiglia inizia come minimo a fare minor uso di carne e a dar ragione al neo vegan. Alcuni riescono a veganizzare parte o tutta la famiglia, e in questo caso tanto di cappello, perché la famiglia è davvero l'ambiente più ostico in cui fare diffusione vegan; però molto dipende dal carattere delle singole persone e dalle loro sensibilità. Anche quando la famiglia si è abituata e non "rompe" più, rimane il problema di consumare insieme i pasti, magari tutti i giorni, oppure durante le festività. Il problema nasce perché capita di vedere portati in tavola i corpi degli animali fatti a pezzi e cucinati. All'inizio non pesa molto, perché fino a poche settimane o mesi prima li mangiavamo anche noi: continueremo a vedere quelle "cose" come cibo, un cibo che non mangiamo perché sappiamo quello che c'è dietro, ma pur sempre un cibo. Quando iniziamo a non considerarlo più così, ma come animali fatti a pezzi, allora pesa, e molto, stare a tavola con chi li mangia, soprattutto quando è la propria famiglia a farlo piuttosto che amici o conoscenti. Per questo problema non esiste purtroppo una soluzione. Se si mangia ogni giorno a casa, si può farlo in orari diversi, però il resto della famiglia potrebbe non prenderla bene. Se si mangia assieme solo ogni tanto, si può chiedere ai propri famigliari il "favore personale" di astenersi dal mangiare animali in quel pasto: dopotutto, nessuno è così drogato di carne da doverla mangiare a ogni pasto. Da parte loro sarebbe un bel gesto, ma non sempre avviene, a meno che non abbiamo voglia di spiegare quanto ci faccia star male vedere la "carne" in tavola. Chi non è veg non può capirlo da solo, dobbiamo spiegarlo noi. Sul tema "famiglia", un'ultima riflessione per l'aspirante vegan che vede questo aspetto come bloccante: ci sono ragazzini di 12 anni, o anche bambini di 10 anni, che fanno questa scelta e non si fanno convincere dai genitori a cambiare comportamento. Quindi, se voi di anni ne avete 15 o 20, anche se vivete in famiglia... non potete tirare in ballo il fatto che "mamma e papà non vogliono". Se perfino i bambini riescono a far rispettare la loro scelta, significa che siete voi che non volete farla, non "mamma e papà". Sul lavoro, all'università, a scuola in ufficio a scuola Immagina la scena. Sei appena stato assunto in un posto, o hai appena cambiato il progetto in cui lavori ed entri in un nuovo gruppo. Facce curiose. Come sarà questa nuova persona? Che tipo è? Si chiedono i futuri colleghi (lo stesso vale per un nuovo corso all'università, o se cambi classe a scuola). Se, in questa condizione, al primo pranzo in mensa, esordisci a dire che sei vegetariano, o peggio ancora vegan, sei finito! Di sicuro, è matematicamente certo, quel giorno, sei al tavolo con il rompiscatole del gruppo, che ti prende come nuovo bersaglio: o ti prende in giro con frecciate più o meno spiritose (di solito non tanto, questo genere di persone non sono molto spiritose) o ti massacra di domande da intellettualoidi sugli aminoacidi essenziali e sulla vitamina B12! Di sicuro. Nella mente della persona media, il vegetariano, e ancora di più il vegano, sono persone strane. Persone che hanno fatto una scelta diversa da quella "normale" e, per questo, incomprensibili. E quindi c'è sempre un'idea preconcetta, in tutti coloro che non conoscono di persona alcun vegetariano o vegano, ma che hanno solo sentito parlare di questi strani individui. I preconcetti ammazzano qualsiasi tentativo di mostrare la realtà. Ti appiccicano un'etichetta in fronte: Vegan! Marchiato a fuoco. Da quel momento non ti scolli più dalla parte che ti costringono a recitare. Non fare questo errore! Una tecnica utile, ogni volta che si viene a contatto con persone nuove con cui si dovrà passare un certo tempo, è non dire che si è vegetariani o vegani. Non dirlo subito. Ma aspettare che ci conoscano per quello che siamo. Solo dopo, se capita, se si parla dell'argomento, lo si dice. Solo quando si sono già fatti un'idea di noi. Così che sia questa idea ad influire sul loro modo di giudicare il nostro essere vegan. Non il viceversa. Non che il fatto che siamo vegan influenzi quel che loro pensano di noi su qualsiasi altro fronte. Se tu non lo dici, non se ne accorgono, anche se mangi con loro tutti i giorni. Se non lo dici, allora puoi mostrare tutto il resto. Quello che sei, nel bene e nel male. Meglio nel bene... E guadagnarti il loro rispetto, per un qualche aspetto del tuo carattere. Perché sei affidabile, perché sei bravo nel tuo lavoro, perché sei disponibile ad aiutare, perché sei gentile, perché ti fai gli affari tuoi, perché sei intelligente, perché sei serio, perché sai farli ridere. Quando hai il loro rispetto, allora, solo allora, se capita di parlare dell'argomento, puoi dirlo. "Io non mangio animali". La cosa può stupire, può iniziare a suscitare domande, il rompiscatole del gruppo sicuramente inizierà a sparare a zero, ma... ma a questo punto saranno gli altri a dirgli di star zitto! A quel punto la tua scelta può suscitare qualche curiosità, a cui risponderai, purché chiesta con bel garbo, o indifferenza in altri (nessun problema, meglio così), ma anche ammirazione, più o meno celata, in altri ancora. Cominceranno a dirti "Eh sì, ma anch'io mangio poca carne" oppure "Vorrei avere anch'io la stessa forza di volontà, ma non ci riesco" o, anche se è più raro, qualcuno può trovarla davvero la forza per fare la stessa scelta, messa magari da parte fino a quel momento perché la pensava irrealizzabile. Così, al rompiscatole di cui sopra, potrai fare tu le battute sarcastiche (tanto sei meglio di lui di sicuro!), e ti lascerà in pace, oppure, non ti lascerà in pace, ma ne uscirà sempre sconfitto. I medici dal medico Vi capiterà, nella vostra vita di neovegetariani o vegan, di dover andare prima o poi, come tutti, dal medico. O dal medico di base, o dallo specialista, anche per una semplice visita di controllo. Avete buona probabilità di uscirne o con la minaccia di una denuncia per ingiuria - se siete di tempra irruenta e rispondete per le rime - o con il terrore di essere con un piede nella fossa - se siete facilmente impressionabili. Secondo una recente raccolta dati informale, che abbiamo compiuto su 250 persone vegetariane/vegane, è infatti ancora molto alta la percentuale di medici che demonizza la dieta vegetariana (per non parlare di quella vegana): circa il 35% dei medici (con cui hanno avuto a che fare le 250 persone intervistate) considera pericoloso escludere la carne dall'alimentazione, e una percentuale non trascurabile, circa il 10%, arriva a fare terrorismo psicologico sul paziente, specie se si tratta di una donna incinta o che sta allevando un bambino secondo uno stile di vita vegetariano. É vero che si potrebbe anche vedere il "bicchiere mezzo pieno": il 65% dei medici sostiene o comunque non ostacola la scelta vegetariana, cioè la maggioranza. Pure, una minoranza del 35% non è cosa da poco, al giorno d'oggi. E fa particolarmente arrabbiare. Di solito, ci vanno giù in modo molto pesante con le donne in gravidanza o che hanno intenzione di avere presto un bambino. Questo comportamento è particolarmente condannabile, perché ci si approfitta di una persona che è già in uno stato di debolezza psicologica per piegarla alla propria volontà. É chiaro che una donna incinta non voglia danneggiare suo figlio e sia disposta a venire meno ai suoi principi. Ma è altrettanto chiaro che è immorale approfittarsene per non rispettare la sua volontà e per non darle l'aiuto che chiede. Probabilmente questi medici non lo fanno in cattiva fede, a loro non va in tasca qualcosa nel costringere le loro pazienti a mangiare carne; probabilmente sono convinti di far bene così. Però in un professionista un'ignoranza di questo genere è sempre condannabile, perché porta a non rispettare il proprio paziente e, a volte, provoca dei danni, quando il paziente improvvisa un "fai da te" a causa del mancato aiuto medico. Un appello a tutti, dunque: se vi capita di incrociare medici del genere... dategli subito il benservito e cambiate medico! C'è l'altro 65% disponibile, che non vi creerà problemi. E circa un 30% che invece approverà in modo particolare la vostra scelta. Ma non mancate di invitare i medici... "scaricati" a informarsi meglio, magari dando loro da leggere la Posizione ufficiale sulle diete vegetariane dell'ADA, l'Associazione dei Dietisti Americani (che non è un'associazione vegetariana, ma un'associazione di professionisti della nutrizione generica) e dei Dietitians of Canada. Ecco la Posizione ufficiale completa sul sito di Societa' Scientifica di Nutrizione Vegetariana. Poi c'è un'altra categoria di medici, ancora più pericolosa: i "nutrizionisti da tv". Solitamente si trovano nella fascia del 35% sopra menzionata... ma il loro potere è molto più forte, perché non raggiungono il singolo paziente, ma milioni di persone. Per ora è difficile difendersi, ma come singoli possiamo comunque farci sentire scrivendo alla redazione del programma che li ospita, se fanno dichiarazioni particolarmente sballate. Ma, per vedere di nuovo anche il "bicchiere mezzo pieno", va aggiunto che l'accettazione dell'alimentazione vegetariana è molto cresciuta negli ultimi anni, e la tendenza continua a essere positiva. Più fatica si fa con l'alimentazione vegan, che è ancora vista dalla maggior parte dei medici come "estremista", ma se si pensa che era vista così fino a pochi anni fa anche quella vegetariana, non c'è nulla di cui preoccuparsi, è solo questione di tempo. L'importante è non lasciarsi influenzare negativamente da chi non ne sa abbastanza, ma informarsi in prima persona. Le solite domande... punto di domanda Nel corso dei vostri anni da vegetariani e vegan, vi sentirete porre innumerevoli volte le stesse domande, le cosiddette FAQ (Frequently Asked Questions, cioè Domande Poste Frequentemente). Non sono tante, come varietà, ma sono molto, molto frequenti, ve lo assicuriamo! Dato che sono sempre le stesse, dopo un po' sarà impossibile cogliervi impreparati! Qui vi proponiamo alcune risposte collaudate nel corso di anni, magari in qualche occasione vi potranno tornare utili, anche se ciascuno risponde in base al proprio carattere. Attenzione: queste sono le risposte "serie", cioè quelle da dare quando il vostro interlocutore desidera davvero saperne di più e non vi sta solo prendendo palesemente in giro. Non è che siccome siete vegan dovete fare i martiri ed essere educati con tutti, e rispondere sempre in modo gentile: ci sono casi in cui rispondere per le rime ci sta più che bene. O altri casi in cui una rispostina sferzante e sarcastica è più adatta di una seria. Ma non dubitiamo che quelle vi verranno spontanee! Se non alleviamo questi animali, si estingueranno! A questa "obiezione" vi sono varie risposte. Innanzitutto, il problema che il vegan per motivi etici si pone non è certo un problema di estinzione della specie, ma di sofferenza dei singoli individui. Inoltre, questi animali vengono fatti nascere e allevati solo per essere uccisi, non sono animali che vivono in natura. Si tratta di specie inventate dall'uomo, che in natura non esistono proprio. Esistono delle specie selvatiche che somigliano loro (i cinghiali, i bufali, vari uccelli, le lepri ecc.), e che continueranno ad esistere, se l'uomo le lascerà in pace. Infine, far nascere degli animali con il solo scopo di tenerli prigionieri e poi ammazzarli non può essere certo visto come un servigio reso loro o alla loro specie. Molto meglio non farli nascere affatto. Ma se non uccidiamo gli animali per mangiarli, non ci sarà più spazio per noi sulla Terra! Questa obiezione è esattamente l'opposto della precedente, ma è basata su un'incomprensione di fondo molto simile: questi animali non esistono in natura, siamo noi che li facciamo nascere. Non è che esistono, si riproducono in maniera incontrollata, e noi li dobbiamo ammazzare affinché non arrivino a sopraffarci. Al contrario, siamo noi stessi che, facendoli nascere e allevandoli, rubiamo spazio alle specie selvatiche e alla natura, per far posto a questi animali: il 24% delle terre emerse del pianeta è usato per nutrire bovini (metà di queste terre sono occupate dai bovini, l'altra metà dalle coltivazioni per nutrirli in allevamento), e se contiamo anche il resto di animali d'allevamento la percentuale cresce. Ma non fai del male alle mucche se non le mungi? No. Le mucche, se lasciate vivere libere, non hanno alcun bisogno di essere munte. Le mucche producono latte quando partoriscono un vitellino, come le donne producono latte quando partoriscono un figlio. E, come le donne non necessitano di essere munte, perché il loro latte serve da nutrimento per il loro figlio, lo stesso succede alle mucche. Quel che accade negli allevamenti è che il vitello viene portato via alla madre appena nato, e il latte della mucca viene munto e venduto. La mucca è costretta a produrre una quantità di latte pari a 10 volte quella che produrrebbe per nutrire suo figlio, con conseguente ingrossamento abnorme delle mammelle, mastiti (infezioni alle mammelle), e quindi grande sofferenza. Va inoltre aggiunto che la mucca "da latte" viene ingravidata artificialmente una volta l'anno, perché per produrre latte deve partorire, altrimenti ovviamente non lo produce. Questo per 7-8 anni, poi viene macellata perché non abbastanza produttiva. Leggi il sito InfoLatte.it per ulteriori informazioni su come vengono prodotti latte e formaggi. Gli animali sono stati allevati per fornirci cibo: "Sono allevati apposta"! Questa affermazione è veramente disarmante. Sembra sottintendere che, se ammazziamo degli animali che vivono in natura, compiamo un atto condannabile, mentre se ammazziamo animali che abbiamo fatto nascere noi stessi, abbiamo tutto il diritto di farlo. Come spiegare che questo punto di vista non è così scontato e universalmente riconosciuto, ma è del tutto antropocentrico (cioè da per scontato che gli umani siano al centro dell'universo)? Noi non siamo padroni degli animali. Gli animali sono esseri sensibili, non oggetti che possiamo usare a nostro piacimento. Non abbiamo il diritto di farli nascere, allevarli in prigionia tra mille sofferenze, e alla fine ammazzarli. Ne abbiamo il potere. Ma ciò non significa averne il diritto. Se noi non li facessimo nascere, non esisterebbero, certo. Ma questo non ci dà il diritto di ucciderli. Meglio non farli nascere affatto. Se li facciamo nascere per torturarli e ucciderli, abbiamo una responsabilità e una colpa ancora maggiore sulle nostre spalle. Gli animali trasformano i vegetali che non possiamo mangiare in carne che possiamo mangiare Questo può essere vero in teoria, e poteva esserlo secoli fa. Ora non è più così, ma avviene invece il contrario. Come premessa va detto comunque che, anche se fosse così, non sarebbe lo stesso lecito, da un punto di vista etico, ammazzare gli animali, perché non ne abbiamo bisogno, possiamo ricavare tutti gli elementi nutritivi necessari dai vegetali, non abbiamo bisogno che altri animali li trasformino in nostra vece. Tutti gli aminoacidi essenziali sono già presenti nei vegetali. Detto questo, oggi gli animali vengono nutriti per lo più a cereali e soia, alimenti che si potrebbero usare in maniera molto più efficace per il consumo diretto umano. Un ettaro coltivato a cereali produce cinque volte più proteine di un ettaro destinato alla produzione di carne; i legumi (fagioli, piselli, lenticchie) ne producono 10 volte di più. Anche i bovini allevati a pascolo non fanno altro che rubare terra all'agricoltura, o alle foreste, comprese quelle tropicali (nella foresta Amazzonica l'88% dei terreni disboscati è stato trasformato in pascolo), provocando desertificazione e cambiamenti climatici. A oggi gli occidentali si possono ancora permettere questo smodato consumo di carne perché sfruttano la terra dei paesi del Sud e dell'Est del mondo che hanno un consumo di carne di molto inferiore. Se tutti consumassero tanta carne quanta ne viene consumata dagli abitanti dei paesi ricchi, non basterebbero tutte le terre emerse per garantire pascoli e mangimi per tutti gli animali. Mentre con le terre coltivate già oggi disponibili, si potrebbe nutrire una popolazione vegana ben superiore all'attuale popolazione mondiale, senza alcun problema di fame nel mondo. Ah, sei vegetariano, allora mangi solo pesce? Ma il tonno lo mangi? Nooo? Ah già! Per via dei delfini... Vegetariano = chi esclude dalla sua alimentazione tutta la carne, di mammiferi, volatili, pesci, molluschi, crostacei e di ogni altra specie. Chi non mangia animali terresti, ma si nutre di pesci non è vegetariano. Un vegetariano non fa distinzione di specie: un delfino non è più importante di un tonno, entrambi meritano di vivere la propria vita lontani dall'influenza umana. Ma così i macellai rimarranno senza lavoro! Il passaggio da un mondo smodatamente carnivoro a uno totalmente vegano, se mai avverrà, sarà graduale, e non avverrà certo nel giro di pochi anni. Perciò vi sarà tutto il tempo per le future generazioni di scegliere lavori diversi. Diminuiranno i macellai, e aumenteranno altri tipi di lavoratori: fruttivendoli, addetti alla preparazione di pasti vegani ecc. Così come nel corso dei secoli alcuni mestieri sono scomparsi e ne sono comparsi altri. Mangiare carne è naturale Che sia o meno naturale, è da dimostrare. Che cosa significa poi, "naturale", in quale contesto, tempo e luogo? Può essere naturale per alcune tribù che oggi vivono ancora allo stato primitivo, ma, anche in questo caso, solo una piccola parte della loro dieta sarà basata sulla carne, mentre la parte più consistente sarà basata su frutta, radici, bacche, come è successo per i nostri progenitori. L'unica eccezione potrebbero essere gli eschimesi. Ma noi non stiamo parlando degli eschimesi, o dei popoli primitivi. Stiamo parlando di qui e ora. Qui, nei paesi ricchi. Ora, nel mondo moderno. Cosa vi è di naturale nell'allevamento di animali, e nei macelli? E cosa vi è di naturale, nelle nostre vite? Anche se l'uccisione di animali per cibarsi delle loro carni fosse naturale (ma non lo è, perché gli allevamenti intensivi e le catene di smontaggio sono quanto di meno naturale possa esistere sulla Terra), non vediamo motivi per aggrapparsi a questa "naturalità". Tiriamo in ballo il naturale solo quando ci fa comodo per giustificare le nostre abitudini? Possiamo anche farlo, ma non possiamo fingere che questo sia onesto e coerente. La nostra è una scelta basata sull'etica, ma anche su ragioni sociali, salutiste ed ecologiste. Eccola qui, la Natura. Vi sta a cuore? Non distruggetela con allevamenti intensivi! Ma allora anche le carote soffrono! Innanzitutto, i vegetali non hanno un sistema nervoso, e quindi, anche se sicuramente sono in grado di reagire agli stimoli esterni, non possiamo catalogare queste reazioni come sentimenti. Se anche così fosse, sarebbe un motivo in più per nutrirsi direttamente di vegetali anziché di cibi animali, perché per "produrre" carne la quantità di vegetali usata è molto maggiore di quella necessaria per il diretto consumo umano. Inoltre, abbiamo molti dubbi sul fatto che chi pone questa domanda abbia davvero a cuore la sofferenza dei vegetali: se è così insensibile da non aver problemi ad ammazzare animali per cibarsene, quando gli animali sono palesemente esseri senzienti che soffrono, perché dovrebbe farsi problemi ad addentare una carota? Una critica del genere fatta a un vegano potrebbe essere presa sul serio solo se provenisse da un fruttariano. Un fruttariano si ciba solo di frutta, e così facendo non causa né morte, né danno alle piante, perché la frutta si stacca dalla pianta in modo naturale. Chi è veramente interessato alla sofferenza delle piante, dovrebbe fare questa scelta. Se l'obiezione è invece sollevata per "dimostrarci" che non siamo coerenti fino in fondo nella nostra scelta, lasciateci rispondere "Da che pulpito vien la predica"! Chi non si preoccupa minimamente di arrecare sofferenza agli altri può star tranquillo e non essere accusato di incoerenza perché ogni cosa che fa è lecita, è la coerenza del menefreghismo. Chi invece si preoccupa di causare il minor danno possibile deve essere "perfetto", pena il venir tacciato di incoerenza. Molto comodo! Ma lasciateci dire che a noi della coerenza importa ben poco. Ci importa di fare il più possibile per minimizzare la sofferenza che arrechiamo, e il fatto di non poter essere perfetti non è certo una ragione per indurci a non fare niente del tutto. Anche gli animali si uccidono tra loro per mangiare! Alcune specie animali ne uccidono altre per cibarsene, la maggior parte delle specie invece è erbivora (e qualcuna onnivora, potendosi nutrire, quando capita, di cibo animale). Perché dobbiamo prendere ad esempio i carnivori, e non gli erbivori (frugivori, nel nostro caso), a cui somigliamo di più per conformazione dell'intestino, della dentatura, degli arti? Inoltre, gli animali veramente carnivori non hanno scelta. Il leone non può nutrirsi di frutta, ne morirebbe, e non ha la possibilità di coltivare cereali e legumi. Noi sì, e abbiamo la possibilità di scegliere. Quindi la responsabilità è solo nostra, non della "Natura". Allora dovresti camminare sollevato da terra per evitare di pestare gli insettini! Come già detto, non è importante essere perfetti, non pretendiamo di esserlo. É molto facile la coerenza del menefreghismo. Preferiamo l'imperfezione di chi fa del suo meglio. Aggiungiamo solo che è ben diverso uccidere involontariamente degli insetti, durante il corso della nostra normale vita, e imprigionare, torturare e uccidere scientemente animali capaci di sentimenti. Se devi prendere l'integratore di B12, essere vegan non è naturale! Qui sotto riportiamo una risposta breve, per un articolo più approfondito su come viene prodotta la vitamina B12 si rimanda a La B12, questa sconosciuta. La vitamina B12, è l'unica sostanza nutritiva che manca nella dieta vegan, o in quella vegetariana con apporto ragionevolmente basso di alimenti di origine animale. Da un punto di vista etico - il non ammazzare animali - è facilmente comprensibile come sia preferibile mangiare una volta la settimana una pastiglia piena di B12 prodotta per sintesi batterica piuttosto che dover avere sulla coscienza la morte di esseri senzienti. E questo è per un vegano il punto di vista più importante, gli altri non hanno quasi peso. Da un punto di vista "salutistico", non è dannoso prendere questo tipo di integratore, non esistono rischi di sovradosaggio. Da un punto di vista "naturalistico", ammesso che interessi, visto che comunque nessuno di noi vive in modo realmente "naturale", va detto che in una ipotetica vita "in natura", se ci cibassimo di verdure e radici che crescono spontanee, senza lavarle e disinfettarle né aggiungere alcuna sostanza chimica al terreno, la B12 la troveremmo proprio nelle radici, proveniente, appunto, dai batteri che vivono nel terreno. Non vivendo in natura, questi batteri li dobbiamo "coltivare" appositamente e poi inserire la B12 che producono in una pillolina "pulita-pulita". Infine, va detto che i casi di carenza "patologica" di B12, che non si verifica nei vegani più che nei carnivori, sono dovuti la quasi totalità delle volte non alla dieta, ma a una carenza di "fattore intrinseco", che è quel fattore che permette di assorbire la B12. Chi manca di questo fattore, qualsiasi cosa mangi (anche carne, ovviamente) non riesce a incamerare la B12 e quindi deve prendere grosse dosi di integratore, nei casi gravi sotto forma di iniezioni e non pillole. Ma questa, appunto, è una patologia che non dipende dall'alimentazione seguita. Fonte: Vegfacile